La nostra esperienza di lavoro nelle classi ci conferma ogni giorno di più che qualcosa da cambiare c’è nel modo tradizionale di affrontare il processo di insegnamento-apprendimento e il testo La classe capovolta. Innovare la didattica con la flipped classroom di Maurizio Maglioni e Fabio Biscaro (edizioni Erickson) arriva al momento giusto per mettere ordine nelle difficoltà registrate e ipotizzare un percorso per provare ad uscirne.
L’idea alla base del volume, che trova nel titolo uno slogan efficace e stimolante, è quella di ribaltare il modo di pensare e di fare scuola da parte dei docenti, ma anche di conseguenza degli allievi e delle loro famiglie. Basta con il tradizionale canovaccio spiegazione frontale, studio mnemonico a casa, interrogazione o verifica scritta; il tempo a scuola deve essere utilizzato in modo più efficace che non per la “banale” spiegazione frontale del docente. Lo stesso insegnante deve essere una risorsa maggiore per sostenere i processi di apprendimento che sono, come ben sappiamno, qualcosa di più e di ben più complesso del semplice immagazzinamento di informazioni. Con evidenti tracce di Maria Montessori e di Howard Gardner, ma anche di Mario Lodi recentemente scomparso, il testo di Maurizio Maglioni e Fabio Biscaro accompagna i lettori, innanzitutto docenti, a ripensarsi come nuova risorsa per l’apprendimento, a trasformare il tempo scuola in un tempo di ricerca individuale e di gruppo, di problematizzazione, di sperimentazione, di confronto su tentativi, errori e successi. Un tempo attivo insomma, lontano dalla noia oggi sempre più presente nelle nostre aule, affollate di ragazzi e ragazze che appartengono ad una generazione che fa fatica ad ascoltare lunghe spiegazioni mono-tono, abituati invece ad essere iper-stimolati, a provare, a simulare.
La tecnologia può essere un aiuto in tal senso. Pur con le necessarie riserve verso un approccio che rischia di aumentare ulteriormente il tempo, spesso già consistente, di esposizione ai video schermi, il metodo della flipped classroom propone di utilizzare le piattaforme WEB per caricare video didattici di spiegazione delle lezioni e in tal modo liberare il tempo scuola in favore del confronto, della discussione, della problematizzazione che apre ad una ricerca attiva e non banale del sapere. In questo approccio l’insegnante non è più il detentore del sapere ma il regista dell’impresa formativa, colui che organizza le condizioni e gli strumenti che permettono di imparare, a vantaggio di studenti sempre più autonomi e si spera responsabili della propria formazione.
Il metodo flipped classroom arriva dagli USA (Khan Academy ) in una versione forse tecnologicamente troppo spinta, ma in realtà nella sua sostanza - come già detto - ha collegamenti evidenti con una tradizione importante e significativa sia europea che in particolare italiana rispetto all’apprendimento attivo, a cui tra l’altro le Edizioni Erickson da sempre sono molto attente e hanno contribuito più di un po’ a diffondere. Una via italiana alla “classe capovolta” non solo è auspicabile ma probabilmente pronta ad essere formalizzata e sperimentata su larga scala. In tale compito il testo qui presentato rappresenta uno strumento prezioso.
Bella e incoraggiante la prefazione di Tullio De Mauro. Da leggere, anche per non perdere la speranza.
Fabrizio Lertora
da leggere...
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