Due libri utili e operativi.
“Didattica della Storia: la Preistoria” e “La giornata della memoria” rappresentano
una risposta concreta alla domanda di come coinvolgere i bambini e i ragazzi,
su come dar vita ai contenuti proposti, a come alimentare la curiosità e il
desiderio di imparare. I 2 testi di Paola Faorlin e Maria Puccio
(due insegnanti di scuola primaria con una consolidata esperienza dnella
sperimentazione didattica) offrono, soprattutto ad uso degli insegnanti, percorsi,
materiali e indicazioni per realizzare laboratori capaci di affrontare con metodo e
profondità alcuni argomenti (in particolare la Preistoria e la Shoah) relativi
all’ambito dello studio della Storia ma con un taglio interdisciplinare e soprattutto
capaci di attivare un’esperienza di apprendimento per immersione, per così dire a “tutto
tondo”.
Come i due testi presentano chiaramente i bambini vengono accompagnati verso la conoscenza
degli argomenti proposti facendone esperienza, attraverso la preziosa mediazione dello
spazio, delle cose, degli stimoli che intercettano tutti i loro canali di contatto con
la realtà (l’udito certo ma anche gli altri sensi). Si tratta di una messa in scena come
recita il sottotitolo dei volumi (“La Storia in scena”) ma attraverso un’operazione che
non pare improntata a stupire con effetti speciali ma piuttosto a catturare l’attenzione,
a sostenere la curiosità, a valorizzare le differenti modalità dell’apprendere proprie di
ciascun bambino. Il riferimento alla teoria delle Intelligenze Multiple di Gardner è
esplicito e chiaro.
Ci pare di cogliere in questi lavori, il desiderio di raccontare una buona prassi che
due maestre hanno costruito e sperimentato nel tempo, certamente impegnativa ma possibile
e sostenibile all’interno di una scuola mediamente organizzata e funzionante.
Di fronte ad una scuola che troppe volte i bambini e i ragazzi giudicano noiosa
non si tratta di ricercare espedienti iper tecnologici a condimento di una modalità
didattica che di fatto resta unidirezionale e nozionistica, basata sul modello
spiegazione-studio-verifica, ma piuttosto di elaborare esperienze capaci di accogliere
i ragazzi e le loro domande e all’interno delle quali la competenza dell’insegnante si
spenda in termini di attenta, scrupolosa e precisa regia di scenari, stimoli, percorsi
intenzionalmente orientati verso alcuni obiettivi di apprendimento ma aperti e leggeri
nella loro possibilità di incontrare lo specifico modo di apprendere di ogni diverso
bambino.
Per qualcuno i due testi presentati possono già essere un manuale operativo per
affrontare gli argomenti proposti, per tutti uno stimolo prezioso a ricercare più
efficaci modalità capaci di lavorare davvero sull’imparare ad imparare. Fabrizio Lertora
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