Un bel libro questo di Marco Aime, che si legge tutto di un fiato, che fa sorridere e che fa riflettere.
“Etnografia del quotidiano” è davvero un bel libro, agile e denso. Una fotografia del nostro Paese ma forse sarebbe meglio dire una radiografia del nostro Paese per la capacità di descrivere in profondità, a partire da alcune situazioni, fenomeni e avvenimenti, la realtà che ci circonda, per certi versi in continuo e sempre più rapido cambiamento, per altri sempre uguale a sé stesse, prigioniera di mentalità, prassi, modi di guardare il futuro le cui radici Aime è particolarmente abile a seguire e collocare nella nostra storia.
Serve un antropologo per fare tutto ciò? Certamente no verrebbe da dire. Ciò che Aime descrive non è lontano da noi, non è nascosto da qualche ermetico involucro culturale. Eppure non lo vediamo. O meglio lo vediamo ma non diventa spesso oggetto di riflessione, non diventa domanda che ci aiuta a cercare una risposta e in tal modo ad essere attivi nella realtà, ma piuttosto spazio di rassegnazione e di lamentela. Se l’antropologo mette in campo al tempo stesso un coinvolgimento in ciò che incontra (altrimenti non potrebbe viverlo) e al tempo stesso una distanza (altrimenti non potrebbe capirlo) allora forse serve uno “sguardo antropologico” per riuscire a fare tutto ciò, a osservare le cose per poterle comprendere – vale a dire prenderle con sé - e non banalmente guardarle per lamentarsene e in tal modo tenerle distanti.
Aime, molte volte nostro graditissimo ospite in occasione di eventi formativi, dice di sentirsi in dovere di restituire qualcosa di ciò che sa fare e di ciò che ha imparato grazie al suo saper fare: il suo mestiere, il suo lavoro all’Università lo impegnano in tal senso. Già questo ci pare un modo diverso di stare nella nostra società. Responsabilità, impegno, cittadinanza, partecipazione sono parole chiave che emergono dai diversi contributi che formano il libro; dimensioni spesso assenti ma ricercate, a volte presenti ma minacciate. Certamente parole di un “nuovo” vocabolario necessario per ricostruire una possibile convivenza.
Dal movimento No Tav alle illusioni della finanza, dalla situazione disastrosa delle nostre ferrovie alla parata militare del 2 giugno, per poi arrivare a episodi e situazioni che sconfinano dal nostro Paese, il libro ci presenta contraddizioni, apparenze, involuzioni ma al tempo stesso prospetta nuove possibilità, presenta elementi di novità, piccoli movimenti che sembrano segnare, in misura ancora minore e in forma carsica, nuove spinte e possibilità per un futuro diverso.
Non resta che leggerlo questo bel libro e leggerlo magari per l’estate, grazie alla capacità di Aime di non annoiare e addirittura di divertire senza farci staccare il cervello.
Fabrizio Lertora
da leggere...
|